Coriandoli
L’isola si è fatta più piccola, qui il vento parla più forte.
Stamattina volevo correre, la salita mi veniva incontro, la nuvola
opaca nascondeva i miei piedi.
Né adesso, né avanti.
Tutto il tempo è il passato se corro verso casa, se poggio la testa
esanime sulle gambe di mia nonna, le sfioro il vestito a fiori che le
copre il ginocchio.
Come ha fatto il passato a passare così?
Vieni siediti qui, è dietro la porta la sedia di legno che scricchiola
usurata dal sole.
Passate le sei del pomeriggio, l’aria estiva si fece più calma.
Nonna avevi appena svuotato il secchio con l’acqua e il sapone, lì
sotto il marciapiede.
Seduta accanto a voi, guardo e sento l’odore della polvere da
strada che si unisce al sapone, scende per la via in discesa, passa
davanti casa della signora Maria.
Mio nonno è l’unico ad avere due sedie, in una sta seduto in pantaloncini e nell’altra poggia il
gomito.
Quando passa qualcuno alza l’altro braccio, fa uno scatto con la
testa, saluta.
Mia nonna saluta, ma solo dopo di lui e senza
esagerare con i movimenti del corpo, che rimangono composti.
Vorrei non alzarmi dalla sedia di legno, restare ancora con loro,
ascoltare i due racconti (ognuno diceva la sua) sul loro primo
incontro, vorrei mostrarvi gli occhi irridenti ma lieti di mia nonna
per le parole di mio nonno “m’arrubbasti”!
Ogni volta la stessa
emozione, perché loro, di cose belle ne hanno avute poche.
La loro casa vuota, adesso accoglie i miei sogni.
Adesso sono sveglia
risuona la risata di mia nonna per la strada
le porte si richiudono e la sedia torna al suo posto.
Di questi 35 anni vorrei una sola volta tornare a casa: nonna, apri, sono io,
Nina!
