Da cosa dipende la felicità e cosa determina la qualità della vita
Situazione attuale: orde di guru stellati del web, apostoli della setta “uscire dalla zona di comfort“, autori di libri come “10 comodi passi per essere felici da casa” e paladini del fitness a muro, sulla sedia, sul tavolo di un bar e non ultimi famosi influencer, hanno contribuito ad indebolire, ridicolizzare e ridurre a mero prodotto di marketing il concetto e la pratica della felicità e del benessere. Dopo la mia condanna, la bella notizia: vi potete ancora salvare. Perché tra poco scoprite da cosa dipende la felicità. Buona lettura.
Quando siamo veramente felici?
Prima di fare rispondere il nostro esperto, che ho selezionato per voi in questo vasto mondo di ricercatori, prendetevi un momento e pensateci bene.
Allarme spoiler: la felicità non ha a che fare con la fortuna, con il vostro stato sociale o i vostri followers, non dipende dagli eventi esterni, ma da come li interpretiamo.
Alzi la mano chi conosce qualcuno che delega costantemente la sua vita e ciò che gli accade appena sveglia ad altre persone (perfino agli estranei), alla storia che si racconta in testa (spaccandosi un cervello), all’universo (che dei desideri umani non tiene conto, spiace), in sostanza quanto siamo bravi a rovinarci le giornate, settimane, mesi, anni? A proposito lo sai che muori, vero? Come direbbe Chiara Ferragni: Pensati morta/o *.
Se neanche questo dovesse funzionare, passo la parola a chi invece di crogiolarsi nella noia ha trovato uno scopo nella vita: scoprire quando siamo veramente felici.
Nozioni di base per una felicità rivisitata
É arrivato il momento di sfoggiare gli studi, lunghi solo 25 anni, dello psicologo ungherese Mihály Csíkszentmhály. Non vi preoccupate lo chiameremo affettuosamente per nome.
Mihály per capire quali sono le esperienze che ci fanno stare bene ha prima preso in esame ciò che succede nella mente di artisti, scienziati, sportivi, successivamente di individui che vivono vite normali e anche coloro che hanno superato sfide incredibili come perdere l’uso delle gambe o della vista e sono riusciti da questi eventi a realizzare il loro potenziale.
Da questi studi è emersa la sua tesi, conosciuta nel mondo come la teoria del flow e dell’esperienza ottimale.
Flow è l’espressione con cui le persone descrivono lo stato della loro mente quando la coscienza è in una condizione di ordine armonico e loro vogliono realizzare quello che stanno facendo per amore della cosa in sé .
Mihály – dal libro Flow psicologia dell’esperienza ottimale
Non vi agitate, non è semplice ma neanche difficile, se io ho letto 400 pagine voi potete leggere una paginetta. Forza.
Il capo dei capi è la vostra mente
Dunque voi per essere felici dovete raggiungere lo “stato di Flow” e così proverete l’esperienza ottimale.
Prima di dirvi come si fa, Mihály ci avverte: lo stato naturale della vostra testolina è il Caos (in termini colti, entropia), dunque tutto quello che vi aiuta a mettere a tacere il vostro logorroico ego (narratore che dipinge la vostra storia personale con la gioia di un drammaturgo greco), è il primo passo da fare.
Vi faccio una scaletta:
- Prefissarvi uno scopo (sfidante, non barate), una finalità potente;
- lo scopo deve essere così importante (per voi e non per la società o il vostro patrimonio genetico) da riuscire a dare un significato personale e autentico alla vostra esistenza;
- lo scopo deve aver obiettivi realistici e essere coerente con le opportunità d’azione;
- Il “fare”, mettere tutta l’attenzione (energia psichica) nello svolgimento di quel compito vi darà gioia, o come lo chiama Mihály sarà uno sforzo premiato.
Quindi ci siamo che il primo passo da fare è trovare il vostro scopo? Inoltre vi avviso subito che esso non può essere: essere felici! mettetevelo in testa adesso e insegnatelo ai vostri figli, la felicità è un effetto secondario e non intenzionale, per ottenerla bisogna fare tutto quello che facciamo solo per il piacere di farlo e (adesso arriva la parte difficile), la gioia che ne traiamo non deve dipendere da premi o negazioni esterne, ma da una cosa che Mihály chiama ricompensarsi da sé, questa è la vera indipendenza.
Non vi perdete negli obiettivi di altri o che altri hanno scelto per voi, state sprecando la vostra vita o come dice il filosofo Ralph Waldo Emerson:
“Stiamo sempre per metterci a vivere, ma non stiamo mai vivendo”
il Sè autentico- il Sè autotelico
Andate un attimo a rileggere lo spoiler, vi ho detto che tutto dipende da come la vostra mente filtra le informazioni, se ad esempio dovete affrontare un problema, prendere una decisione importante come sposarvi (molti di voi lo hanno fatto a caso, lo so) e in esso vedete una sfida, qualcosa che vi stimola a superare i vostri limiti e che renderà la vostra coscienza e la vostra esperianza di vita più complessa e interessante avete una personalità autotelica. Ma se invece vivete gli ostacoli come qualcosa che vi serve per lamentarvi è molto improbabile che il vostro cervello nuoterà in un mare di endorfine, produrrà invece cortisolo e lo stress vi ucciderà. Preparate la stola.
In sintesi il sé (la coscienza) autentico è quello indipendente dall’esterno (dalla società e dai social) e dalle istruzioni genetiche, e verrà fuori solo quando conoscerete voi stessi e di conseguenza il vostro proposito.
Il sé autotelico sa tradurre minacce potenziali in sfide fonte di soddisfazione e quindi mantiene la sua armonia interiore. Ha scopi autonomi e si fida del proprio potenziale.
Mettere in pratica il Flow come stile di vita
Secondo il vangelo di Mihály che vi consiglio di leggere, ci sono molti modi e diverse strade per raggiungere lo stato di Flow (ma la prima cosa da fare è controllare la vostra coscienza): dal lavoro, allo sport, alla meditazione, alla famiglia, alla semplice lettura. Ma la cosa che lui ci invita a fare è che una volta che abbiamo provato quel flusso meraviglioso e creativo non dobbiamo più lasciarlo andare ma farlo diventare lo strumento con il quale facciamo ogni cosa. Più energia psichica investiamo più sentiremo meno il peso del nostro ego e vivremo in armonia con tutto ciò che ci circonda. Stare lontano da voi e immergervi nel tutto, è il piano.
Ed infine Mihály con il suo incredibile cv riesce a rispondere alla domanda che ha distrutto e spezzato cuori in ogni epoca. E con questa vi lascio.
Come tenere vivo l’amore?
La risposta è la stessa per tutte le altre attività. Per dare benessere interiore un rapporto deve diventare più complesso. Perché diventi più complesso, i partner devono scoprire delle nuove potenzialità in sé stessi e nell’altro. Per scoprirle devono investire attenzione l’uno nell’altra in modo da individuare quali sono i pensieri, i sentimenti e i sogni che popolano la mente del partner. Già questo è un processo senza fine, un compito di tutta una vita. Quando si comincia a conoscere veramente l’altra persona, allora diventa possibile avere molte avventure insieme: viaggiare, leggere gli stessi libri, educare bambini, fare progetti e realizzarli, tutto offre maggiore soddisfazione (…)
Quello che conta è il principio generale: la sessualità, come tutti gli aspetti della vita, può diventare fonte di benessere interiore se siamo disposti a prenderne il controllo e a coltivarla in funzione di una maggiore complessità.
Mihály Csíkszentmhály
Conclusioni felici
Se vi annoiate non siete felici;
Se non vi impegnate non sarete felici;
Qui le cose sono due e Elodie non c’entra nulla.