Il mito della creatività e la sua ossessione moderna
Se come me siete dei fanatici delle mille curiosità umane provate ad andare su dio google e a digitare la parola creatività. Io l’ho appena fatto e ho scoperto che esistono circa 31.100.000 risultati, non so neanche come si pronuncia quel numero lì, ma so cosa significa: la creatività la desideriamo con la stessa bramosia con cui Ignazino La Russa vorrebbe canticchiare ospite a La 7:
“Mussolini non si tocca chi lo tocca va alla forca una strega lo toccò alla forca se ne andò.“
Per gli appassionati di storia delle tradizioni popolari, la suddetta filastrocca la insegnavano a mia nonna a scuola. In un momento politico così estremo in senso “destra”, non vi dispiacerà se per spiegare cosa c’è sotto la creatività, prenderò ad esempio la filastrocca di cui sopra.
Per prima cosa osservate come il vecchio diventa nuovo, come elementi della tradizione popolare (la strega, il rogo, la forca e la paura) vengano rimodulati per consolidare la nuova immagine del nostro paese o, come piace tanto dire al nostro Signor Presidente Giorgia Meloni, patria.
Mussolini, un uomo che, come la canzonetta ci fa immaginare, è integerrimo e a cui nessuno farebbe e deve far del male, perché solo chi è veramente crudele e cattivo come una strega (una donna, osservazione da femminista? forse) può toccarlo e merita dunque la morte, quella pubblica, quella spietata.
Il genio che ha messo insieme questo lieto avvertimento non ha solo creato una filastrocca horror per bambini innocenti, ma ha contribuito a creare una nuova idea, un nuovo modo di essere italiano e ad nuova paura… il duce, il fascismo non si tocca!
Il primo segreto della creatività
Ve l’ho appena svelato: se prendete ciò che è vecchio (le storie), radicato (emozioni e convinzioni), potete ricreare qualcosa di nuovo. Mi auguro che a questo punto siate così svegli (anche se gli ultimi risultati elettorali non fanno ben sperare) da chiedervi se ciò che definiamo “nuovo” forse non esista o non esista come comunemente lo si intenda. Me lo sono domandata anche io leggendo mille libri sulla comunicazione creativa e il lavoro di copywriter e ho tentato di darmi una risposta:
“solo il risultato finale di un processo creativo può dirsi nuovo, ciò che ha permesso invece a quel risultato di esistere non lo è. Niente nasce dal niente.”
Ma se la mia citazione non vi convince beccatevi questa.
Il matematico Henri Poincaré nel lontanissimo 1906 sosteneva che: “la creatività consiste nell’associare elementi esistenti in combinazioni nuove, che siano utili.”
Se non siete ancora soddisfatti l’amico Arthur Koestler, quarant’anni più tardi, introduce il concetto (tenetevi forte) di bisociazione, ossia la connessione di fatti o idee mai associate prima.
Ma la vera star del processo creativo è la domanda, l’osservazione e il punto dal quale l’osservazione nasce. L’altro giorno in pescheria a Catania, un signore che vende capretti da 30 anni mi ha detto che chi non è curioso nella vita è scemo. Avete capito dove voglio andare a parare?
Vi do qualche momento di vantaggio…
Il secondo segreto della creatività
Dunque dunque, per essere creativi, come tutti gli annunci linkedIn esigono da voi ed anche i vostri amici e parenti (che vi chiedono aiuto), dovete imparare a: scovare un problema o un bisogno latente, creare una soluzione o rendere il bisogno attraente e impellente (se fate marketing) e guardare tale fenomeno da punti di vista diversi. Più o meno questo discorso lo possiamo applicare a molte cose, perché, forse avrei dovuto dirlo all’inizio, la creatività è una metacompetenza e riguarda una varietà di settori diversi (dal fisico teorico a chi si occupa di comunicazione).
Un signore molto creativo, Edward de Bono, sostiene che la chiave di tutto è il pensiero laterale da esercitare con costanza. Come si fa? Provate a elaborare un ragionamento non per sequenze logiche ma procedendo invece per alternative. Per facilitarvi la cosa, Edward ha messo a punto degli esercizi creativi per aiutarvi ad osservare diversamente. E come tutti i segreti che si rispettino, infine ecco il terzo quello più misterioso e fuori dalla portata di molti: ed è l’illuminazione.
Il terzo segreto della creatività -l’insight-
Quante volte avete buttato lo sguardo al cielo e pregato perché gli dei dell’Olimpo e quelli di Asgard (io soprattutto Thor) vi dessero non soldi, non fama, ma l’idea giusta, l’illuminazione per inventare qualcosa, magari un app, un nuovo business, o un altro morta social con cui scannarci meglio, così da avere poi soldi e fama? Perdonate il sarcasmo, tutta colpa di questi tempi moderni e della fine del fascismo.
Dicevamo che la creatività richiede la scintilla, l’insight. Ma vi avviso subito, la preghiera non vi aiuterà. Ciò che invece secondo i tantissimi studiosi del processo creativo è fondamentale per attivare l’illuminazione è la competenza su una determinato campo. Per intenderci, se non fate gli chef è improbabile che inventiate una nuova e ‘ottima’ ricetta, anche se casi umani dimostrano – fonte: recensioni su tripadvisor- che molti di voi pensano di essere grandi chef.
Una delle caratteristiche più sorprenderti dell’insight e più appetitose per i pigri (quelli che vogliono solo diventare ricchi) è che si presenta alla mente in modo del tutto spontaneo e inatteso. Spesso la soluzione, il lampo, arriva quando stiamo facendo altro che non ha nulla a che fare con ciò che cerchiamo e delle volte addirittura in sogno.
Ecco qualche storiella vera, di tipi tosti che hanno avuto l’illuminazione
Per ritornare all’amico Poincaré, egli racconta di aver trovato la soluzione ad un complesso problema matematico mentre saliva su un autobus e non ci stava assolutamente pensando. L’archeologo Herman Hilprecht decifra in sogno un’iscrizione babilonese e sempre grazie ad un sogno (atomi che danzano in un anello) Friedrich Kekulé risolve l’enigma della combinazione del carbonio e dell’idrogeno.
Conclusioni pacifiche sulla creatività
Smettetela di fare quegli stupidi test per scoprire se avete una personalità creativa, piuttosto stimolate la vostra curiosità, studiate, siate pieni di dubbi e paradossalmente “smettete di essere nella vostra testa”.
Ho scritto questo non esaustivo articolo sulla creatività perché essa merita di essere riaccreditata. Sentiamo l’espressione “Problem solving” ovunque, perfino nei cartoni animati (la lobby gay colpisce ancora), sembra che per molte aziende che si autoproclamano futuristiche essere creativi/innovativi sia più importante di essere produttivi, ma mentono. Si parla così tanto di essa da averla resa nauseante come la resilienza.
Lasciatela in pace la creatività, nominatela il meno possibile, piuttosto mettetela in pratica il più possibile, ma per farlo dovete scardinare le regole del gioco. Divertitevi. Non siate noiosi, non siate il color tortora.
Fonte: Farsi capire di Annamaria Testa