Storytelling per la mente: tecniche per coltivare un mindset di successo

“Le parole sono finestre (oppure muri)” – questo verso potente di Ruth Bebermeyer ci ricorda quanto il linguaggio, sia quello che rivolgiamo agli altri sia quello che sussurriamo a noi stessi, plasmi la nostra realtà. Ed è proprio qui che lo storytelling e il mindset si abbracciano in una danza trasformativa.

In altri articoli ho parlato del potere del linguaggio citando sociolinguiste come Claudia Bianchi e Vera Gheno. Mentre in questo approfondimento, dedicato al mindset, tratteremo la narrazione, le parole e le storie da un punto di vista diverso, quello delle neuroscienze e della psicologia. Se è vero, e lo è, che le parole possono essere finestre e dunque “apertura” o appunto muri e dunque “chiusura”, cosa succede nelle nostre vite quando non siamo consapevoli che l’uso di alcune parole e la loro ripetizione si traduce in ostacolo reale alla realizzazione personale e lavorativa?

Quando ci ripetiamo che non siamo abbastanza, che dobbiamo perdere peso, che dobbiamo essere più belle e più buone (questo insegnano alle “femmine”), più intelligenti e preparate, che dobbiamo essere più forti, che non dobbiamo sbagliare mai, che non dobbiamo stare male, che le cose belle succedono solo agli altri…

Ogni volta che costruiamo un modello della nostra vita, di come va e di come siamo certi andrà, è come se ci cucissimo un vestito addosso che non portiamo mai a smacchiare, a sistemare, a modellare, ad allargare. Quel vestito è così limitante, che non ci consente di valutare le infinite varianti dello spazio di cui noi, qui e ora, siamo parte. Se credi di “essere fatto o fatta” in determinato modo e che niente può cambiare, questo è ciò che accadrà. Ma è anche quello che non dovrebbe accadere per vivere una vita piena e ampia.

Vuoi indossare qualcosa di nuovo? Lo so fa paura, eppure è bellissimo.

Il bello di uscire dagli schemi

Circa due mesi fa dopo un bellissimo viaggio tra la Liguria e il Portogallo, mi ritrovo intrappolata nel aeroporto di Milano Malpensa, che avrei preferito non visitare visto a chi ormai è intitolato, eppure mentre gironzolavo in cerca di non so cosa, trovo proprio ciò che mi serviva: il libro di cui ti sto per parlare. La sua specialità è non solo farti comprendere del circolo vizioso che si è innescato nella tua mente, di darti tantissime informazioni “vive” che se li tieni con te potranno aiutarti ad uscire dalla gabbia dorata che ti sei creata. Di trasformare i circoli viziosi in circoli virtuosi.

Ognuno di noi si racconta una storia tutta sua, spesso non a lieto fine: la vittima della sfortuna, il guerriero sempre sconfitto, la donna invisibile. Sembra un destino senza alternative, che la nostra vita non fa che confermare ogni giorno. Infatti, viviamo intrappolati in una trama fatta di convinzioni basati su presupposti falsi, di prigioni più mentali che reali, di abitudini acquisite in modo irriflesso.

Per orgoglio, o per paura, non è facile riuscire a guardare fuori e rompere questi schemi. Non immaginiamo che la vita reale abbia in serbo per noi una storia più bella.

Il nostro piccolo delirio privato è una proiezione distorta ma molto credibile, che ci impedisce di contattare il nostro vero sé. Ed è un peccato. Perché questa parte più profonda e luminosa di noi ha la forza e i mezzi per farci deviare dai percorsi costruiti dall’abitudine e dalle aspettative altrui. Se solo imparassimo a riconoscerla […]

Dunque prendiamo in mano la lente acuta di Olga Chiaia, autrice illuminante de “Il bello di uscire dagli schemi- Superare rigidità e trappole mentali, vivere flessibili e felici”, di cui una parte citata sopra. La psicologa e psicoterapeuta Chiaia ci guida attraverso sentieri inesplorati della mente, invitandoci a smantellare le narrazioni limitanti che spesso ci auto-imponiamo. Ci spinge a interrogarci sulle storie che ci raccontiamo sul nostro valore, sulle nostre capacità, sul mondo che ci circonda. Perché, come lei stessa argutamente sottolinea, spesso siamo i primi carcerieri dei nostri orizzonti, intrappolati in prigioni di convinzioni auto-sabotanti, alimentate da un dialogo interiore sterile e ripetitivo.

Quanto ciò che ci raccontiamo influenza la nostra vita? Incommensurabilmente. Le storie che ci narriamo diventano le profezie auto-avveranti del nostro quotidiano. Se ci convinciamo di non essere abbastanza, agiremo di conseguenza, cercando inconsciamente conferme a questa narrazione (Bias di conferma). Se ci etichettiamo come “incapaci di cambiare”, ogni tentativo di evoluzione sarà sabotato da questa credenza radicata.

Il nostro mindset è il regista invisibile della nostra narrazione interiore. Una “mente vincente”, come suggerisce il titolo, non è immune al fallimento, ma possiede la capacità di riscrivere la trama di fronte agli ostacoli e riesce a cambiare le premesse dei suoi pensieri, credendo che “andrà tutto bene” e muovendo le sue azioni alla luce di questa fiducia.

Invece di cadere nella spirale del vittimismo (“Capitano tutte a me!”), una mente orientata al successo sa trasformare l’inciampo in un’opportunità di apprendimento, in un nuovo capitolo che arricchisce la storia.

Cosa sono le credenze limitanti e Bias cognitivi

Quasi nessuno di noi è pienamente consapevole che la propria visione del mondo è frutto dei propri schemi mentali, della personalissima lente del sé, con la quale valutiamo ogni cosa che accade fuori e dentro di noi.

Secondo l’articolo su Distorsioni cognitive: i BIAS spiegati in modo semplice tratto dall’Istituto per lo studio delle psicoterapie:

Le ricerche in campo cognitivo hanno oramai ampiamente dimostrato che la realtà degli individui è pienamente soggettiva, frutto principalmente di distorsioni cognitive.

La mente infatti, per risparmiare energia, salvaguardare sé stessa e rispondere in tempi brevi agli stimoli esterni, si serve di una serie di distorsioni cognitive definite, per l’appunto, bias cognitivi. Tutto ha inizio con il libro di Daniel KahnemannPensieri lenti e veloci, grazie al quale termini come “bias di conferma”, “eccesso di fiducia”, “bias dello status quo” e “ancoraggio” entrano a far parte, giorno dopo giorno, del linguaggio comune ai più.

Lo psicologo D. Kahnemann definisce i bias come “errori sistematici, dei veri e propri preconcetti che ricorrono in maniera prevedibile in particolari circostanze” e, di questi particolari errori, ne sono stati identificati più di duecento.

E in questo intricato gioco tra la nostra mente e la realtà, non possiamo certo ignorare un altro protagonista dei nostri tempi: l’algoritmo. Proprio come i bias cognitivi agiscono silenziosamente nel nostro cervello, gli algoritmi, con la loro logica apparentemente neutrale, plasmano ciò che vediamo, ciò che leggiamo e, in definitiva, le storie che ci vengono raccontate dal mondo esterno.

Questi “architetti digitali” analizzano le nostre tracce online, i nostri “mi piace”, le nostre ricerche, creando bolle informative – Filter Bubble che, proprio come il bias di conferma, tendono a mostrarci solo ciò che già pensiamo di sapere. L’algoritmo, in fondo, è un narratore selettivo, un curatore di storie che rischia di intrappolarci in un’eco chamber dove la diversità di prospettiva si affievolisce, e la nostra personale “verità” si auto-alimenta, rafforzando ulteriormente le distorsioni cognitive che già ci guidano.

Comprendere l’azione combinata dei nostri bias interni e della narrazione algoritmica esterna è cruciale. Solo diventando consapevoli di questi invisibili narratori possiamo riprendere in mano la penna della nostra storia, scegliendo attivamente quali voci ascoltare e quali trame seguire, per costruire un mindset davvero vincente, libero dalle prigioni digitali e dalle convinzioni auto-limitanti.

Ma come possiamo, concretamente, migliorare la narrazione di noi stessi attraverso un mindset potenziante?

Ecco alcuni esempi pratici:

  1. Dalla lamentela alla ricerca di soluzioni (Il Mindset Proattivo): Invece di raccontare la storia di un problema insormontabile (“Questo progetto è impossibile! Non ce la farò mai!”), alleniamo la nostra mente a focalizzarsi sulla ricerca di soluzioni. La nuova narrazione potrebbe iniziare con: “Questa è una sfida complessa, ma quali sono i primi passi che posso intraprendere? Chi può aiutarmi a trovare nuove prospettive?”. Il focus si sposta dalla passività all’azione.
  2. Dall’autocritica alla compassione (Il Mindset di Crescita): Quando commettiamo un errore, la narrazione automatica spesso è impietosa (“Sono così stupido! Non faccio mai niente di giusto!”). Un mindset di crescita ci invita a riscrivere questa storia con gentilezza e apprendimento: “Questo non è andato come speravo. Cosa ho imparato? E Come posso applicarlo?”. L’errore diventa un prezioso insegnante, non una condanna.
  3. Dalla paura al coraggio (Il Mindset di Possibilità): Di fronte a una nuova opportunità, la narrazione della paura può paralizzarci (“Non sono pronto! Fallirò sicuramente!”). Un mindset di possibilità ci spinge a riformulare la storia: “Questa è un’occasione per crescere e mettermi alla prova. Anche se ci fosse un rischio, cosa potrei guadagnare provandoci?”. Il focus si sposta dalla protezione alla potenziale realizzazione.
  4. Dalla scarsità all’abbondanza (Il Mindset di Gratitudine): Spesso ci focalizziamo su ciò che manca nella nostra storia (“Non ho abbastanza tempo, denaro, risorse…”). Un mindset di abbondanza ci invita a narrare ciò che già possediamo: “Sono grato per le opportunità che ho, per le persone che mi supportano, per le mie capacità”. Questo cambio di prospettiva apre nuove porte e genera energia positiva.
  5. Dalla definizione rigida all’identità fluida (Il Mindset di Adattabilità): Ci raccontiamo spesso storie fisse su chi siamo (“Sono fatto così, non posso cambiare”). Un mindset di adattabilità ci incoraggia a vedere la nostra identità come un work in progress, una storia in continua evoluzione: “Sono in continua evoluzione. Posso imparare nuove cose, sviluppare nuove abilità e sorprendere me stesso”.

Conclusioni

Come sottolinea saggiamente Olga Chiaia, uscire dagli schemi inizia proprio da qui, dalla coraggiosa decostruzione delle narrazioni limitanti e dalla creazione consapevole di storie che ci supportano, ci ispirano e ci spingono verso la nostra piena realizzazione. Il mindset vincente, in fondo, è l’arte di diventare gli autori consapevoli della nostra stessa, meravigliosa, storia.

E tu, quali storie stai scegliendo di raccontare? Se hai bisogno di riscrivere il tuo Storytelling per la mente, così da migliorare anche quello del tuo business, progetto, lavoro, vita, contattami per una consulenza gratuita!

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